(Prima edizione 2014)
La Tenuta di Procoio-Pianabella è un comprensorio di proprietà privata ampio circa 350 ettari (dei quali 200 di pineta e di macchia mediterranea e 130 di coltivazioni); parte dalle ultime case di Ostia Lido, nei pressi di via dei Promontori, e arriva fino a ridosso del Parco di Castel Fusano verso sud e alla Via del Mare a nord. La Pineta di Procoio è definita nella zonizzazione della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, come “area di tipo 1 di massima tutela (art. 2 del Decreto istitutivo della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano)”. La parte agricola, con i campi segnati da filari di eucaliptus e pino, costituisce un tipico esempio di paesaggio agrario della Riserva Naturale.
I campi sono delimitati verso Sud, al confine con l’abitato di Ostia, da una pineta di impianto artificiale a pino domestico, con qualche esemplare di pino marittimo e di pino d’Aleppo. Adiacente alla pineta troviamo una lecceta con diversi esemplari di sughere, alcune addirittura centenarie. Questo albero, che predilige zone ad alta piovosità, nei pressi della foce del Tevere è praticamente assente a causa del terreno calcareo, ad eccezione della Tenuta di Procoio. Qui infatti gli strati argillosi (praticamente impermeabili all’acqua) con il passare del tempo sono saliti in superficie e con il conseguente affioramento della falda acquifera hanno permesso la creazione di un habitat naturale favorevole alla sughera. Il sottobosco presenta una vegetazione molto rigogliosa, con cespugli di mirto, cisto giallo delle sabbie, corbezzolo, lentisco e fillirea. La fauna è pressoché la stessa che si trova nel Parco di Castel Fusano, e si presta per un ottimo birdwatching soprattutto per la presenza di zone coltivate che ne caratterizzano l’avifauna.
In epoca romana la vasta area a sud di Ostia Antica era limitata verso Roma dallo Stagno di Levante e a est dal suo emissario (l’odierno Canale dei Pescatori). Nei primi tempi della colonia romana l’area probabilmente aveva una utilizzazione agricola. Successivamente essa venne man mano occupata da una vasta area funeraria che, organizzata in un reticolo di strade cimiteriali disposte lungo le dune costiere, rispecchiava l’incremento demografico dovuto alle funzioni portuali e commerciali di Ostia .
Nel territorio della Tenuta sono sorte, nel tempo, varie attività economiche legate all’ambiente naturale (parchi tematici come l’Adventure Park o la Fattoria egli Animali), sportive (scuola calcio, centro ippico, centro cinofilo) e vivaistiche. Le attività dei servizi commerciali (supermercato, pompa di benzina, ecc.) sono invece attestate in prossimità della Via del Mare, a ridosso della zona residenziale, nota come Longarina, sorta spontaneamente a partire dagli anni ’80.
Il Camping Capitol su Via di Castelfusano, sequestrato il 13 agosto del 2007 per abusi edilizi (erano stati realizzati 640 mq di strutture in cemento da destinare a centro commerciale), è pronto ad essere riaperto (fine lavori prevista per ottobre 2014). La Regione Lazio ( Prot. 478964 del 8.11.11) ha infatti espresso parere favorevole, con prescrizioni, al progetto di riqualificazione del campeggio. Attualmente sono visibili i lavori di sbancamento e diversi pilastrini in cemento armato. All’esterno del cancello di ingresso è posto un cartello del Comune di Roma – Dipartimento Turismo, con gli estremi autorizzativi (Autorizzazione Unica QA/8030 del 30.11.2005 e Determinazione Dirigenziale nr. 57 dell’8.8.2012). Nell’area del campeggio Capitol sarebbero tornati alla luce durante i lavori, prima del sequestro del 2007, una villa romana, sepolture ed antiche strutture (forse moli d’attracco) .
Nome del rilevatore: Danilo Ruggero
(Prima edizione 2014)
Il parco urbano “Pineta di Castel Fusano” ( istituito con legge regionale 91 del 26 giugno 1980 e classificato “Parco Urbano” in quanto interno al Comune di Roma ) è esteso circa mille ettari e costituisce la più grande area di verde pubblico del Comune di Roma. Limitato a Nord dal Canale dello Stagno e confinante a Sud con la tenuta Presidenziale di Castel Porziano Capocotta, dal 1996 la Pineta di Castel Fusano fa parte della Riserva Naturale Statale del Litorale romano (codice di riconoscimento Europeo EUAP0086 come Area Naturale Protetta).
Il Parco di Castel Fusano è caratterizzato dalla presenza di diversi ambienti tipici della area costiera del Mediterraneo. Su un substrato sabbioso, dalla morfologia leggermente ondulata, dovuta al succedersi di cordoni di dune recenti, formatesi durante tutto il periodo di progradazione del delta Tiberino, e ormai da tempo colonizzate dalla vegetazione, si alternano zone a pineta (impiantata artificialmente in passato per la coltivazione dei pinoli), con leccio in sottochioma , zona a lecceta vera e propria , dove i vecchi pini sono ormai quasi tutti caduti e lasciano che le querce arrivino a costituire lo strato dominante della formazione boscosa, zone a macchia mediterranea e residue zone di bosco e vegetazione igrofili.
La fauna del Parco è numerosa e interessante , sia mammiferi (dalle volpi, alle talpe e ai cinghiali) che uccelli (dai merli, ai picchi e alle civette) o rettili ( dai ramarri, alle vipere e alla rarissima ma ancora presente testuggine di Hermann) e anfibi.
Pur essendo parco naturale dal 1980, manca ancora la struttura di gestione: non è dotato, infatti, di direzione, centro visite e corpo di vigilanza specifico. E’ aperto al pubblico tutto l’anno, per visite naturalistiche e passeggiate, nonché per le visite ai siti archeologici presenti in esso. Purtroppo il Parco, come altre aree verdi del Litorale (in particolare la Pineta Acque Rosse), soffre di fenomeni di incuria e degrado, come le discariche abusive, le baraccopoli e la prostituzione.
Il 4 luglio 2000 un incendio, di origine dolosa, ha distrutto 270 ettari di piante secolari (soprattutto pini) . Le fiamme , alimentate da forti raffiche di scirocco, hanno avuto origine da Via di Castelporziano, nei pressi dell’ex Dazio, e si sono propagate velocemente verso la Cristoforo Colombo e oltre. Una serie di circostanze sfavorevoli ha limitato l’attività di spegnimento da parte dei mezzi antincendio e alla fine, per aver completamente ragione delle fiamme, sono stati necessari tre giorni e tre notti di lavoro. Altri gravissimi incendi che hanno decimato ettari di riserva di pinus pinea si sono verificati il 9 luglio 2002, da giugno a settembre 2003, l’11 luglio 2004 e il 1 luglio 2005. Nell’incendio del 26 luglio 2008 almeno altri 80 ettari di pineta sono stati distrutti da una serie di roghi di origine dolosa.
Nell’area del Parco, in una zona adiacente al Canale, si trova il Country Club Castelfusano, il più grande campeggio d’Italia, nato nel 1968. Nel marzo 2012 è stato sottoposto a sequestro per presunti reati di abusivismo edilizio nel corso di un’operazione congiunta tra Guardia di finanza, Polizia del XIII Gruppo e Guardia Forestale. Sull’ area ( vasta 33 ettari, inseriti all’interno della Riserva Naturale Statale del Litorale romano e di proprietà della famiglia Chigi, che possiede anche l’adiacente castello), sottoposta a sequestro e quindi interdetta ai cittadini, si trova una struttura ricettiva che conta 800 bungalow, discoteche, ristoranti, negozi, piscine, campi di calcio, boutique con una capacità di accoglienza pari a 4 mila persone. Il provvedimento è stato fortemente criticato da gestori e utenti, nonché da quanti vi svolgevano attività lavorativa
Nome del rilevatore: Danilo Ruggero
(Prima edizione 2014)
Da sempre considerata importante per la sua posizione geografica, in epoca imperiale rivestiva un ruolo strategico perchè situata tra il porto di Ostia e quello di Anzio. Successivamente all’unità d’Italia fu acquistata dallo Stato come luogo di rappresentanza e riserva di caccia per la famiglia reale. Dal 1948 è divenuta appannaggio del Presidente della Repubblica, che la utilizza sia come luogo di residenza e rappresentanza, sia come zona d’attività zootecniche, agricole e silviculturali nel rispetto dell’ambiente naturale. Totalmente recintata, è sottratta al pubblico e può essere visitata solo per speciale concessione.
L’area, che si estende dal mare, fino alle aree abitate di Ostia Lido – Lido di Castel Fusano, Acilia sud, Castel di Decima, territorio del Comune di Pomezia, quartiere di Tor ‘de Cenci, con i suoi circa 6.000 ettari d’ampiezza, si estende dalla spiaggia dunosa ora in gran parte aperta ai bagnanti (pur essendo uno dei pochi tratti di costa laziale in cui è quasi integra, anche se è un ambiente fragile che facilmente può essere distrutto da un eccessivo calpestio) fino ad una profondità di 9 Km. nell’entroterra. Prevalentemente occupata da una pineta a pino domestico (pinus pinea), comprende in zone depresse retrodunali anche boschi di frassino, olmo e querce caducifoglie quali farnia e farnietto, nonchè tratti a sughereta, praterie, zone depresse allagate (le cosiddette “piscine”) e macchia mediterranea. La fauna della zona, con i suoi ambienti così diversificati, è molto ricca e comprende sia grossi mammiferi, quali caprioli, cinghiali, daini e cervi, sia uccelli rari, come il gufo reale, oltre ad alzavole, germani reali e conigli selvatici. All’interno della tenuta sono presenti numerosi resti di ville romane del tardo periodo repubblicano, per lo più utilizzate per l’attività rurale. Tra questi spiccano i ruderi della villa di Plinio il Giovane, in prossimità di quanto rimane dell’antica Via Severiana.
(Prima edizione 2014)
Localizzazione e recapiti: via di Santa Maria in Celsano, Osteria Nuova Roma
La Riserva è gestita dall’Ente Romanatura Villa Mazzanti, via Gomenizza, 81 – 00195 Roma
Tel 06/35405310
Fax 06/35491519
Centralino e accoglienza al pubblico di RomaNatura
Villa Mazzanti – Via Gomenizza
dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 14.00
Tel 06 35405326
Storia del sito: Il Monumento naturale di Galeria Antica è un’area naturale protetta del Lazio istituita nel 1999. Occupa una superficie di 40 ha nella provincia di Roma nei pressi di Santa Maria di Celsano.
Galeria Antica è una città fantasma usata talvolta come set cinematografico per la conservazione dell’impianto medievale. È stata riconosciuta come Monumento Naturale dalla Rete Natura 2000 ed è affidata in gestione a RomaNatura
Il Monumento Naturale di Galeria Antica è situato all’interno del bacino idrografico del fiume Arrone, lungo la via di S. Maria di Galeria, strada che dalla via Aurelia confluisce poco dopo a nord sulla via Claudia Braccianese. Da questo punto di vista l’area presenta diversi spunti di interesse quali la cascata del fossetto, la forra dell’Arrone, il bosco. Nel fiume sono presenti barbi, rovelle, cavedani, anguille, predati dal martin pescatore che lì nidifica. Rapaci come il gheppio, la poiana, il nibbio bruno sorvolano l’area, mentre le rovine della città ospitano barbagianni, civette e allocchi. Fra i mammiferi che abitano ancora l’area troviamo la volpe, l’istrice, il tasso e la donnola. Oltre alle associazioni vegetali che si osservano sui ruderi, si è sviluppata una zona forestale che contorna l’antico borgo, con presenza prevalente di cerri, farneti e lecci. L’elevata umidità al fondo delle forre dell’Arrone ha favorito la diffusione di olmi, salici e sambuchi. L’area conserva i resti di reperti etruschi e le rovine dell’antica città medioevale di Galeria. Si accede al parco da Via di S. Maria, a circa 500 metri dal borgo storico omonimo o da Via Braccianese, nei pressi di Osteria Nuova.
Costruita dagli Etruschi, e utilizzata dai Romani come mansio (stazione di posta) lungo la via Clodia, la città ebbe il suo massimo sviluppo nel Medioevo fino al XVII secolo; abbandonata nell’800 la città divenne una cava di pietre a cielo aperto e gli edifici medievali vennero in gran parte demoliti. Di grande suggestione, per il visitatore, la città morta offre la visuale della Chiesa di Sant’Andrea con l’alto campanile romanico, i segni di un orologio settecentesco e i resti di alcuni palazzi nobiliari, immersa in un tipico paesaggio della Campagna Romana, con pianure ondulate utilizzate per il pascolo ovino, estese colture cerealicole, rilievi collinari.
Internet: http://romanatura.roma.it/i-parchi/m-n-galeria-antica/; http://www.romaincampagna.it/scopri/parco/scheda/monumento-naturale-di-galeria-antica/
Nome del rilevatore: Claudia Parente
(Prima edizione 2014)
Localizzazione e recapiti: Via dell’Idroscalo – Parcheggio Porto Turistico di Roma 00121 Lido di Ostia (Roma) Recapito telefonico e fax della sede: 06 56188264
E-Mail: chm.ostia@lipu.it
Giorni ed orari d’apertura: lunedì, mercoledì, venerdì e sabato dalle 9,00 alle 13,00
Visite guidate: Per gruppi e scolaresche, l’oasi è visitabile su prenotazione.
Prenotazioni: contattare Centro Visite
Servizi: Centro visite, aula didattica, capanni di osservazione, servizi igienici
Didattica: SI chiedendo informazioni direttamente presso il centro visite
Materiale informativo: si direttamente presso centro visite
Storia del sito: Il Centro Habitat Mediterraneo LIPU, situato alla foce del Tevere, nei pressi dell’Idroscalo di Ostia e alle spalle del Porto Turistico di Roma, è un centro naturalistico di circa 40 ettari. L’area è stata per decenni abbandonata al degrado ed occupata da strutture abusive.
Nato dopo una lunga battaglia ambientalista portata avanti dalla LIPU di Ostia a metà anni ’90, anche attraverso la raccolta di oltre 7.000 firme, è stato successivamente integrato dalle pubbliche amministrazioni al nuovo Porto Turistico di Roma, con l’importante funzione di mitigazione e compensazione ambientale. Oggi il CHM, , comprende la ricostruzione ambientale di uno stagno costiero, nel quale, tra una lussureggiante vegetazione acquatica, ripariale e di macchia, sono già state censite ben 200 specie di uccelli.
Un sentiero natura consente di raggiungere tre ampi capanni in legno per l’osservazione degli uccelli, mentre un’accogliente aula didattica all’aperto e l’ampio centro visite Mario Pastore ospitano iniziative culturali, di sensibilizzazione e ricerca, oltre alle classiche iniziative di volontariato della LIPU. Le zone umide e i canneti divenuti ambienti molto rari soprattutto a causa delle bonifiche degli scorsi secoli, sono divenuti importantissime aree da tutelare specialmente per la conservazione degli uccelli.
Il canneto, formato in prevalenza dalla cannuccia di palude, è indispensabile per la nidificazione di molti uccelli palustri specializzati. Tra di essi vi sono Cannaiola, Cannareccione, e alcuni aironi, in particolare Tarabusino, Sgarza ciuffetto, Nitticora e Airone rosso, presente con quattro coppie.
Il canneto è inoltre fondamentale come luogo di sosta e, oltre alle specie già elencate, ve ne sono altre che lo utilizzano durante l’anno.
Anche specie con problemi di conservazione, come Voltolino, Schiribilla e Beccaccino, utilizzano canneti di una certa estensione durante la migrazione.
Tra i molti passeriformi che migrano in maniera preferenziale nel canneto vi sono inoltre Pettazzurro, Stiaccino, Saltimpalo, Cutrettola e Ballerina gialla.
Durante i passi migratori è possibile avvistare alcune sterne come la Sterna maggiore, la Sterna zampenere e i mignattini oppure il Fenicottero, il Mignattaio e la Cicogna nera.
Internet:http://www.lipuostia.it
Nome del rilevatore: Claudia Parente
(Prima edizione 2014)
La pineta delle Acque Rosse a Ostia è un polmone verde di quasi 200 ettari di superficie i cui confini sono la strada dello shopping, ovvero via delle Baleniere, la città del divertimento Cineland, il depuratore su Via Chiaraluce , l’abitato di Via delle Azzorre e il Tevere. Al suo interno ricadono anche due plessi scolastici ( I.C. Parini e Acqua Rossa) . Insieme alla Tenuta di Procoio la pineta di Acque Rosse costituisce una vera e propria fascia verde alle spalle dell’abitato di Ostia e potrebbe costituire una alternativa al Parco di Castelfusano.
Il bosco di Acque Rosse è composto in prevalenza dal pino domestico (introdotto artificialmente in passato) e quindi quasi privo di sottobosco. Tra le altre essenze arboree caratteristiche vi sono l’eucaliptus, la betulla e arbusti tipici della macchia mediterranea fra i quali cisti ed il lentisco; rovi e canneti completano il bosco. Ai margini della pineta troviamo vaste zone con suolo sabbioso ed incolto talvolta usato a pascolo.
Il 17 maggio 2007 l’allora sindaco Walter Veltroni, l’assessore alle politiche Culturali e il presidente del XIII Municipio hanno inaugurato il “Parco della Pineta delle Acque Rosse” e consegnato (in custodia provvisoria) una struttura in legno realizzata con materiale ecocompatibile al Comitato di Quartiere di Ostia Nord. Il parco polifunzionale, delimitato da una staccionata, include giochi per bambini, aree di sosta e vialetti pedonali privi di barriere architettoniche.
Nel 2006(?) sono stati effettuati dei lavori di sbancamento profondo all’interno della Pineta per la realizzazione di una nuova strada da Via dei Romagnoli a Via Chiaraluce. La strada rientrava nel Programma di riqualificazione di Ostia Ponente ed era frutto di un Accordo di Programma (dicembre 1998) modificato nel 2004 per sopravvenute esigenze, esposte dal X Dipartimento (Ambiente) e dalla Commissione della Riserva Statale del Litorale Romano. Successivamente, in considerazione del fatto che erano trascorsi quasi 10 anni da quando l’opera era stata pensata, e alla luce delle forti perplessità sollevate circa la sua reale utilità, essendo esattamente parallela ad un’altra strada pubblica già esistente (Via di Acqua Rossa), si è creduto opportuno sospenderne la realizzazione, che di fatto non è stata più ripresa. Nella pineta corre inoltre un tratto della pista ciclabile che inizia sul Lungomare di Ponente e termina in prossimità dell’Idroscalo.
Le stesse problematiche di abbandono e degrado, presenti in misura meno visibile nel più esteso Parco di Castelfusano, assumono nella Pineta di Acque Rosse, nella parte situata a diretto contatto con l’abitato di Ostia, dimensioni allarmanti. Costellata di discariche e di baracche, infatti, la pineta è praticamente sottratta alla fruibilità dei residenti e vive il costante rischio di incendi, come dimostrato dai numerosi eventi verificatisi (i più recenti il 29 luglio e il 16 novembre 2013). Vari comitati di cittadini ne richiedono da tempo una generale bonifica.
Purtroppo, va anche sottolineato che puntualmente ogni anno a Pasquetta e il 1°Maggio, decine di auto entrano nella zona di pineta adiacente al Cineland, per celebrare il rito del pic-nic e dei barbecue.
Nome del rilevatore: Danilo Ruggiero
(Prima edizione: 2014)
Localizzazione e recapiti: Comune di Roma dal km 7,600 al km 10,100 della via Litoranea, e tra Castel Porziano e Torvaianica
Storia del sito: La spiaggia di Capocotta è la zona di litorale romano compresa tra il mare laziale, dal km 7,600 al km 10,100 della via Litoranea, e tra Castel Porziano e Torvaianica, ed è uno dei tratti di dune meglio conservati d’Italia. Capocotta si estende per 45 ettari e dal 1996 fa parte della Riserva naturale Litorale romano. La tenuta di Capocotta, probabilmente già nota in passato con il nome di Capocorso secondo quanto riportato dall’Olstenio, era un latifondo avente superficie, secondo il Catasto Annonario del 1803, di circa 760 Ha, appartenuto nel secolo XV alla famiglia dei Capranica, che durante il XVII secolo divenne proprietà dei Borghese e successivamente della Casa reale.
Già nel 1985, per volere dell’allora Presidente Sandro Pertini erano stati annessi 1000 ettari dell’area alla Tenuta di Castelporziano, ora considerata un Sito di Interesse Comunitario, per preservarla dall’urbanizzazione eccessiva che era in corso in altri punti della costa.
Ciò che ora viene considerata spiaggia di Capocotta in senso stretto è quindi quella fascia litoranea non inclusa nella tenuta del Presidente, ossia l’ex Tenuta di Capocotta
Il litorale compreso tra Ostia e Torvaianica è uno dei pochi tratti di costa laziale in cui troviamo quasi integra la duna costiera (tra la litoranea e la battigia) che altrove ha lasciato il posto a strade, stabilimenti, case, parcheggi: un’ambiente fragile che può essere distrutto anche dal calpestio eccessivo.
In queste aree è possibile osservare la successione della vegetazione che, in fasce parallele al mare, passa dai cespi sparsi delle specie erbacee annuali, ai cordoni sormontati dai cespugli di graminacee perenni,e, attraverso le aree depresse interdunali con canne e ontani, alla macchia a ginepri e fillirea. In quest’ultimo tipo di vegetazione, in cui sono presenti anche corbezzolo, lentisco, cisto rosa e cisto bianco, smilace, erica arborea e multiflora, l’altezza delle piante che la compongono aumenta gradualmente andando verso l’interno, fino a diventare bosco di leccio o alloro.
Internet: http://www.lipuostia.it/riserva/capocot.htm
Nome del rilevatore: Claudia Parente
(Prima edizione 2014)
Localizzazione e recapiti: Roma, Ostia a largo del Lido di Castelfusano
La Riserva è gestita dall’Ente Romanatura Villa Mazzanti, via Gomenizza, 81 – 00195 Roma
Tel 06/35405310
Fax 06/35491519
Centralino e accoglienza al pubblico di RomaNatura
Villa Mazzanti – Via Gomenizza
dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 14.00
Tel: 06 35405326
Visite: le Secche di Tor Paterno sono, fino ad oggi, un mondo riservato esclusivamente ai subacquei, anche se l’Ente gestore sta valutando e cercando di attuare alcune soluzioni tecnologiche che permetteranno anche a chi non può o non è in grado di immergersi di apprezzarne la bellezza. In base alle prescrizioni del Disciplinare 2013 per le Immersioni subacquee e delle Visite guidate nell’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno” i subacquei che s’immergono con i Diving Center e le Associazioni Sportive devono sempre essere obbligatoriamente accompagnati in ogni momento dell’immersione, da almeno una guida iscritta all’Elenco delle Guide dell’AMP. (http://ampsecchetorpaterno.it/come-visitare-lamp/)
Storia del sito: Le Secche di Tor Paterno sono una formazione rocciosa, coperta da organismi animali e vegetali che, scavando o costruendo i loro rifugi, ne hanno modificato nel tempo la forma. Sono una vera e propria isola sul fondo del mare. La profondità massima è di circa 60 metri mentre la sommità dell’ “isola” giunge a 18 metri sotto il livello del mare. Nulla comunque emerge dall’acqua, né è normalmente visibile dalla superficie. Le condizioni di visibilità, assai variabili, sono legate agli improvvisi mutamenti del regime delle correnti, causati dalla vicinanza con il delta del Tevere. E proprio il fiume offre un importante contributo per lo sviluppo della vegetazione marina, ed è responsabile della alta “produttività ecologica” della zona: difatti, sulle Secche si concentra una sorprendente quantità di vita animale e vegetale.
La sommità del banco roccioso è popolata dalla Posidonia oceanica che qui vive fino a circa 25 metri di profondità. Più in profondità si trovano interessanti colonie di celenterati, stretti parenti del corallo, come la bellissima Gorgonia rossa e gli Alcionari, rarissimi altrove. Uno studio di pochi anni fa attesta la presenza di Gerardia savaglia, un raro celenterato noto come “Corallo nero”. Sono numerose le specie di pesci, sia di fondale, come la Murena, il Gronco, e la Rana pescatrice, che di acque libere, come la Spigola, il Cefalo, l’Occhiata, il Sarago. In superficie, in alcune stagioni, non è difficile avvistare i delfini.
Il 29 novembre 2000, il Ministero dell’Ambiente ha dichiarato la zona delle Secche di Tor Paterno “Area Marina Protetta”, affidandone la gestione a RomaNatura.
Questa è l’unica Area Marina Protetta in Italia ad essere completamente sommersa e a non includere alcun tratto di costa.
Internet: http://romanatura.roma.it/i-parchi/a-m-p-secche-di-tor-paterno/
http://ampsecchetorpaterno.it/
Nome del rilevatore: Claudia Parente
(Ultimo aggiornamento dei dati: 2014)
Localizzazione e recapiti: La Riserva è gestita dall’Ente Romanatura Villa Mazzanti, via Gomenizza, 81 – 00195 Roma
Tel 06/35405310
Fax 06/35491519
Centralino e accoglienza al pubblico di RomaNatura
Villa Mazzanti – Via Gomenizza
dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 14.00
Tel: 06 35405326
Storia del sito: La Riserva Naturale Decima Malafede è la più grande area protetta del sistema dei parchi gestito da RomaNatura circa 6080 ha. Le maggiori aree boschive dell’Agro Romano sono comprese in questa zona e costituiscono una delle maggiori foreste planiziali del bacino del Mediterraneo. Uno studio del WWF vi ha censito oltre 800 specie vegetali. Quest’area, compresa tra il GRA, la via Pontina, la via Laurentina e il Comune di Pomezia, può anche vantare insediamenti umani che risalgono alla prima preistoria a circa 250.000 anni fa. La zona può dunque essere presa a modello dell’evoluzione complessiva dell’Agro Romano. In epoca imperiale fu costellata di ville poi trasformatesi, in periodo altomedievale, in grandi casali, in edifici fortificati e torri in grado di assicurare il controllo del territorio e delle strade. Il primo vincolo paesistico risale al 1985 ma è soltanto nel 1996 che si arriva alla perimetrazione dell’area e alla successiva istituzione (1997) della riserva naturale.
Internet: http://romanatura.roma.it/i-parchi/r-n-decima-malafede/