Nel 2016 viene incluso nel Parco Archeologico di Ostia Antica
(Prima edizione 2014)
Storia del sito
Il castello sorge sull’antica riva sinistra del Tevere, prima che esso cambiasse il suo corso nel 1557. Nell’area venne eretta la prima basilica cimiteriale dedicata a Sant’Aurea, intorno alla quale si raccolsero alla metà del IX sec. gli abitanti del nuovo nucleo abitativo fortificato voluto da papa Gregorio IV (827-844) per difendere la popolazione dalle incursioni saracene. Per rafforzare la funzione di controllo doganale lungo il Tevere e delle vicine saline, che sottostavano ad un regime di monopolio da parte della Curia, papa Martino V Colonna (1417-1431) fece costruire una grande torre a pianta circolare (1423-24), che venne successivamente inglobata nel mastio del futuro castello rinascimentale. Negli anni ’70 del XV sec. il borgo, che versava in condizioni di decadenza, fu totalmente ristrutturato e rinnovato dal cardinale d’Estouteville, vescovo ostiense tra il 1461 e il 1483: furono costruite tre file di case a schiera e fu restaurata la cinta muraria, su cui sono ancora visibili gli stemmi del cardinale. Il suo successore, il cardinale Giuliano della Rovere (futuro Papa Giulio II, 1503-1513), diede avvio nel 1483, sotto il pontificato di Sisto IV, alla costruzione del castello, che venne completata nel 1486 sotto papa Innocenzo VIII (1484-1492). Come prima, la rocca aveva funzione militare e di controllo doganale delle merci in transito sul fiume verso Roma. Sebbene siano stati avanzati altri nomi (Giuliano da Sangallo, citato da Vasari e Francesco di Giorgio Martini, per l’uso di certi espedienti) si accetta oggi di attribuire la paternità del progetto a Baccio Pontelli, la cui firma, ancora leggibile, è apposta sul portale d’ingresso della rocca. Salito al soglio pontificio, papa Giulio II fece costruire un cortile interno e un comodo appartamento papale, inglobando alcuni ambienti risalenti agli interventi precedenti di papa Alessandro VI Borgia. I tre piani su cui si snodavano gli ambienti del nuovo appartamento papale furono collegati da uno scalone monumentale, affrescato, sembra, da Baldassarre Peruzzi e collaboratori, tra cui Cesare da Sesto. Due eventi determinarono il declino della rocca: il famoso assedio del 1556 da parte del duca di Alba a servizio degli Spagnoli, e il repentino cambiamento del corso del Tevere avvenuto l’anno successivo, che allontanò il castello dal fiume e lo rese inutilizzabile come sede della dogana pontificia, che fu dunque trasferita a Tor Boacciana. Intorno alla rocca si formò un grande acquitrino paludoso ed essa cadde progressivamente in abbandono, fino ad essere sfruttata, nel corso del ‘700, come fienile da famiglie locali. Sotto Papa Pio VII (1800-1823) e poi Pio IX (c. 1846-1878) il castello fu usato come alloggio per i condannati impiegati come manodopera forzata negli scavi del sito dell’antica Ostia. Ciò necessitò di interventi che ne stravolsero definitivamente la funzione originaria degli ambienti. Dal 1878 al 1890 il castello ospitò il primo Antiquarium degli scavi ostiensi, che raccoglieva i reperti lasciati dal governo pontificio e quelli degli scavi Rosa e Lanciani durante il governo italiano. Dante Vaglieri vi riorganizzò poiun piccolo Antiquarium (1908) ampliato da Guido Calza nel 1922 e sistemato negli ambienti coperti sul piano terrazze. Nel 1933 il museo venne spostato nella nuova sede e le sale suddette furono abbattute dai restauri diretti da Italo Gismondi negli anni 1938-40 perché erroneamente considerate moderne. Negli anni ’60 Maria Floriani Squarciapino allestì al primo piano, nei cd. appartamenti papali, il primo museo dedicato alla storia della rocca, Negli anni ’80 lavori di consolidamento e scavo archeologico imposero la chiusura al pubblico. Riaperto negli anni ’90, dal 2003 il castello ospita in alcune sale degli appartamenti papali e del mastio un nuovo allestimento museale.
Fase cronologica
Il primo nucleo risale al 1423, col torrione circolare di Martino V; Giulio II edificò la fortezza tra il 1483 e il 1488. Perdute le funzioni militari e doganali dopo il 1557, la rocca subì un periodo di abbandono nel XVII sec., per poi tornare in uso, con alterne vicende e diverse funzioni, fino all’età moderna. Attualmente è sede museale e viene utilizzato anche come deposito di reperti archeologici, sede di convegni e laboratori.
Descrizione del sito
Esempio interessante di architettura militare tipicamente tardo-quattrocentesca detta “di transizione”, in cui elementi tradizionali medievali coesistono con espedienti innovativi per nuove esigenze tattiche, la fortezza, a pianta triangolare, è costituita da un sistema perimetrale di casematte che uniscono tra di loro i tre torrioni circolari e quello poligonale che ingloba la torre di Martino V. Lo schema planimetrico del castello, asimmetrico e inusuale, è dovuto di certo all’esistenza degli elementi fortificati precedenti e dell’antica ansa del Tevere. I tre torrioni erano alti quanto le mura per creare un unico cammino di ronda su tutto il perimetro. Le mura, di altezza ridotta ma molto spesse, sono costruite completamente in mattoni, con inclinazione a scarpa e aperture per le bocche da fuoco anche molto vicino al suolo, per tiri radenti. Il fossato circostante, oggi interrato, era pavimentato a spina di pesce e collegato col Tevere tramite bocche di adduzione per l’acqua. L’ingresso al castello era preceduto da un rivellino esterno, superato il quale, tramite un ponte levatoio, si entrava nella rocca. Il portale d’accesso, realizzato in marmi di spolio, reca l’iscrizione cardinalizia di Giuliano della Rovere e la firma di “BACCIO PONTELLO FLORENT ARCHITECTO”. Dal cortile centrale si può accedere al corridoio delle casematte nel muro perimetrale del castello, da cui una scala elicoidale portava ai piani alti dove probabilmente soggiornava la guarnigione. Un portale d’accesso introduce allo scalone monumentale, articolato in tre rampe e affrescato sulle pareti e sulle volte da grottesche e da un ciclo pittorico con il mito di Ercole, realizzato da artisti della cerchia di Baldassare Peruzzi. Questo scalone portava agli appartamenti residenziali papali, che dovevano essere dotati di ogni comfort, tra cui un bagno con vasca circolare, che poteva essere anche riscaldato. Dal camminamento esterno superiore si accede, attraverso un portale marmoreo, al mastio di Martino V, vero baluardo difensivo del castello, grazia alla sua possibilità di venire completamente isolato dal resto della rocca. Il mastio è articolato in quattro sale posizionate una sopra all’altra: quella cui si accede dal camminamento ospita una sezione dell’attuale allestimento museale, in cui sono esposte alcune delle ceramiche tardo medievali e rinascimentali provenienti dagli scavi del secolo scorso condotte nelle immediate vicinanze del castello o all’interno della rocca, nell’ambito di operazioni di restauro.
Descrizione dei ritrovamenti
Affreschi attribuiti al Peruzzi (monocromi a soggetto mitologico).
Ceramiche da cucina e da mensa (invetriata a maiolica policroma) tardo medievali e rinascimentali, che mostrano quanto la popolazione del borgo fortificato fosse attiva e aperta a contatti extra regionali nel periodo tra ‘400 e ‘500.
Graffiti incisi sulle pareti della rocca, databili dal Cinquecento alla prima metà del Novecento, molti dei quali lasciati dai condannati ai lavori forzati negli scavi.
Disegni a carboncino, forse risalenti delle fasi originarie del castello.
Nome del rilevatore: Claudia Gioia