(Prima edizione 2014)
Storia del sito
A seguito del cambiamento del corso del Tevere dopo l’alluvione del 1557, che provocò un cospicuo avanzamento della linea di costa, il castello di Giulio II si trovò troppo distante dal fiume e dal mare, e non fu più in grado di assolvere alle sue funzioni difensive e doganali. Si rese così necessaria una nuova organizzazione del sistema difensivo litoraneo per garantire la sicurezza della navigazione. Papa Pio IV incaricò dunque l’architetto Francesco Laparelli della revisione di tutto il sistema difensivo costiero. Insieme a Tor San Michele furono erette altre quindici torri litoranee, come si può leggere nell’iscrizione sul portale di ingresso. La progettazione della torre fu affidata a Michelangelo, il quale vi applicò tutte le più moderne conoscenze militari dell’epoca. La costruzione fu iniziata nel 1559 e terminata durante il pontificato di Pio V nel 1568, sotto la direzione di Giovanni Lippi che subentrò a Michelangelo dopo la sua morte (1564). La torre prende il nome da papa Pio V, Michele Ghisleri, che la chiamò così in onore del suo protettore San Michele Arcangelo. Per la sua robustezza e la posizione strategica la torre fu utilizzata come vedetta fortificata fino al XIX secolo. Restaurata nel 1930, in questa occasione si aprirono nei muri esterni delle finestre, per favorirne l’abitabilità. Adibita poi a faro dal 1865 al 1931, la torre fu occupata durante la seconda guerra mondiale dai Tedeschi e poi dagli Americani. L’Aeronautica Militare vi installò un radiografo di navigazione per il traffico aereo civile. Dal 1994 è sotto tutela della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici del Comune di Roma.
Fase cronologica
Età rinascimentale. Fu costruita tra il 1559 e il 1569.
Descrizione del sito
La torre, perfettamente conservata, sorge sulla riva sinistra del Tevere; ha una pianta ottagonale di 12 metri per lato e un’altezza di 18 metri. La costruzione, in laterizio con costolature rinforzate da blocchi di travertino, si articola su tre piani di otto vani casamattati, con volta a crociera. Nei locali del piano interrato c’erano i vani per la custodia dei materiali d’artiglieria e di eventuali prigionieri; al piano terra alloggiava il corpo di guardia, mentre il primo piano era riservato ai comandanti. I due piani inferiori hanno pareti a scarpa, mentre il piano superiore ha pareti verticali. La terrazza, che ospita la piazza d’armi, è bordata da un alto cornicione sostenuto da beccatelli in muratura e poteva ospitare fino ad 8 pezzi d artiglieria. Sul cornicione, otto garitte o bertesche proteggevano le vedette; ai lati delle bertesche, delle caditoie ricavate nel pavimento della terrazza servivano per lanciare ai nemici pietre, palle di ferro e olio bollente. Sulla terrazza si erge una torretta di avvistamento a pianta esagonale posta verso il mare. Al centro della piazza d’armi, un’apertura circolare di 8 metri di diametro, che arriva fino alla base della torre, aveva la funzione di convogliare e raccogliere i proiettili e le palle incendiarie nemiche, che andavano a cadere nell’apertura, facilitate dal pavimento obliquo della terrazza. Questo pozzo circolare interno serviva anche a dare luce ed aria ai piani della torre, che erano privi di finestre e feritoie. Le ampie finestre rettangolari oggi visibili sono state aperte infatti in età contemporanea. L’ingresso, posto immediatamente al di sopra della prima cordonatura, a 4 metri di altezza, era accessibile mediante una rampa in muratura a cui seguiva un ponte levatoio, oggi ridotto a passerella fissa. Sopra al portale, una lastra di marmo reca l’iscrizione che ricorda la costruzione della torre: PIUS PONT. MAX ET BENIGNUS – TURRIM HANC SANCTI MICHAELIS – CUM ALIIS QUINDECIM IN LITORE MARIS – PRO COMUNI SECURITATE – A FUNDAMENTIS ERIGI – MUNIRI ET CUSTODIRI MANDAVIT – ANN. SA. MDLXVIII – PONT. EIUS III
Descrizione dei ritrovamenti
Ancora nell’ Ottocento vi s trovavano cannoni e altri pezzi di artiglieria.
Nome del rilevatore: Claudia Gioia